Secondo il rapporto “The Chinese challenge for the European automotive industry” redatto dal colosso dei servizi assicurativi Allianz, il rischio numero uno per il settore automobilistico europeo, portato dall’elettrificazione, è la Cina.
Tra i fattori in gioco citati nel rapporto di Allianz ci sono il vantaggio cinese nello sviluppo della tecnologia elettrica e delle batterie, il minor numero di componenti presenti all’interno dei veicoli elettrici rispetto ai termici, e la riduzione del numero di auto possedute dalle persone a vantaggio di sistemi di trasporto pubblico o condivisi.
Quale è l’attuale situazione in Europa?
Ad oggi circa l’80% delle auto vendute in Europa viene assemblato localmente, e le esportazioni hanno generato un valore commerciale compreso tra 70 e 110 miliardi all’anno nell’ultimo decennio.
il settore automobilistico rappresenta il 10% dell’industria manifatturiera europea, al primo posto tra i settori produttivi, creando lavoro anche in altri ambiti come quello metallurgico, plastico, elettronico ecc.
Il passaggio ai veicoli a batteria rappresenta un punto di svolta per il mercato automobilistico europeo.
Le vendite di veicoli a energia alternativa hanno raggiunto il record di 4,4 milioni di unità nel 2022, rappresentando il 47% di tutte le nuove immatricolazioni di veicoli in Europa [...] Con la graduale eliminazione dei motori a combustione interna nel 2035, il settore automobilistico è sull'orlo di un completo cambiamento, affrontando una trasformazione della sua base di fornitori, le mutevoli esigenze dei clienti, la concorrenza dei nuovi entranti e la realtà di una società in cui l’auto ricopre uno ruolo meno importante.“The Chinese challenge to the European automotive industry” redatto da Allianz
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Quale è l’attuale situazione in Cina?
La Cina ha riconosciuto il potenziale della tecnologia elettrica già 15 anni fa, effettuando importanti investimenti per contrastare fenomeni come l’inquinamento atmosferico e la sicurezza energetica.
Di conseguenza, secondo quanto riportato dal report di Allianz, ora guida il panorama globale dei veicoli elettrici, vendendone nel 2022 oltre il doppio rispetto all’Europa e agli Stati Uniti messi insieme, e mantenendo anche un vantaggio competitivo in quasi tutti gli aspetti della catena di approvvigionamento.
Nel 2022, tre dei veicoli elettrici più venduti in Europa erano importati dalla Cina.
Se i produttori cinesi aumentassero le loro quote di mercato interno al 75% entro il 2030, come si prevede, le vendite totali in Cina delle case automobilistiche europee diminuirebbero da 4,4 milioni di unità a 2,7 milioni nel 2030, andando a colpire maggiormente le economie europee dipendenti dal settore automobilistico.“The Chinese challenge to the European automotive industry” redatto da Allianz
Dal report di Allianz si evince quindi che il potere acquisito nel mercato dei veicoli elettrici dalla Cina è partito prima di tutto da una grande domanda del mercato interno, per poi spostarsi a quello extra-continentale.
Basti pensare che i dati del primo trimestre del 2023 dicono che sei società cinesi vendono veicoli elettrici in Germania, rispetto alle sole due di un anno prima; la quota di mercato di tali società ora rappresenta il 3,7% di tutti i veicoli elettrici venduti in Germania, contro l’1,2% di un anno fa.
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Cosa possono fare i politici europei?
È chiaro che il gap che si è creato tra l’Europa e la Cina nello sviluppo dei veicoli elettrici non potrà essere colmato entro il 2030.
Per fortuna non tutto è perduto, perché sia a livello politico che a livello industriale si potrebbe fare molto di più; di seguito vengono analizzate alcune possibili soluzioni:
In primis si potrebbero stanziare investimenti finalizzati ad incentivare la Cina nell’assemblare i loro modelli di auto elettriche in Europa; sicuramente questo vedrebbe l’opposizione di una parte di cittadini europei e di alcune case automobilistiche, oltre che della politica, ma guardando il mercato di oggi e quello di domani in modo razionale, è economicamente vantaggioso assemblare auto cinesi in Europa, che importare auto cinesi prodotte in Cina.
In secondo luogo, dato che il grande vantaggio della Cina è portato dalle dimensioni del suo mercato interno, l’Europa dovrebbe favorire lo sviluppo dell’auto elettrica non solo sotto forma di incentivi economici per l’acquisto, ma anche potenziando l’infrastruttura di ricarica; infatti avere più punti di ricarica permetterebbe di montare sui veicoli batterie più piccole e di conseguenza meno costose. Se l’Europa possiede una quantità di petrolio irrisoria a soddisfare la domanda interna del settore dei trasporti, è invece molto sviluppata nel settore della produzione e del trasporto dell’energia elettrica. L’Italia, ad esempio, è capofila in Europa e nel mondo nel trasporto dell’energia elettrica in alta tensione sulle reti gestita da TERNA.
Le proposte che sono appena state descritte servirebbero per gestire “in emergenza” il divario che si è creato, ma vedrebbero pur sempre l’Europa dipendente dalla Cina.
Un modo per rendere il “Vecchio Continente” più indipendente sarebbe sicuramente quello di aumentare gli investimenti in Ricerca e Sviluppo. Al momento le batterie agli ioni di litio dominano il mercato per le loro caratteristiche di densità energetica, affidabilità e potenza, ma Cina e Stati Uniti stanno investendo pesantemente nello sviluppo delle batterie di prossima generazione. Le batterie allo stato solido o le batterie al sale sono solo alcune alternative emergenti che si stanno studiando per le loro caratteristiche di maggiore sostenibilità, affidabilità e potenza e l’Europa non può farsi trovare impreparata a questa grande sfida.
Da questo dipende il destino del più grande settore manifatturiero europeo, quello automobilistico.
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Hai mai valutato di acquistare un veicolo cinese? Se si, quale modello?
Bel racconto, in bocca al lupo con la tua nuova BMW
Ciao Francesco, qui trovi tutte le info e le condizioni. https://ecobonus.mise.gov.it/ecobonus/chi-ne-ha-diritto
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