Negli ultimi anni gli italiani hanno potuto contare sugli incentivi per l’acquisto di auto meno inquinanti. Se però quello che fu un vero e proprio Boom di acquisti di auto elettriche di qualche anno fa, era principalmente dovuto agli incentivi statali e regionali, con il tempo l’acquisto di queste vetture è aumentato nonostante un riproporsi di incentivi statali non all’altezza di ciò che la transizione ecologica italiana ed europea meriterebbe. Il Governo sta quindi ripensando all’Ecobonus 2024 anche alla vista di questo “scarso interesse” nell’usufruire di tale bonus nel 2023.
Ma prima di capire se il Governo sta agendo negli interessi dei suoi cittadini con questo nuovo esborso di soldi pubblici bisognerebbe analizzare come erano pensati i vecchi Ecobonus.
Ecobonus Inizio 2021
La prima tranche di incentivi statali ha avuto luogo ad inizio 2021. L’Italia e l’Europa vertevano nell’anno post Pandemia e l’opinione pubblica voleva un cambio di rotta anche sulle politiche climatiche. Allora si decise di instituire un aiuto per chi volesse acquistare un’auto a basse emissioni.
L’allora Ecobonus per la categoria di veicoli M1, ovvero quella delle nostre automobili, prevedeva tre soglie di emissioni:
- EURO 6 – Emissioni da 0 a 20 g/km
- EURO 6 – Emissioni da 21 a 60 g/km
- EURO 6 – Emissioni da 61 a 135 g/km
Secondo questi criteri si poteva acquistare una vettura e usufruire dell’incentivo statale se la vettura aveva un costo massimo di 61.000 €, IVA compresa. Era anche possibile usufruire pi uno sconto più alto se si rottamava una vettura posseduta da almeno 6 mesi e appartenente alle categorie di emissioni EURO 0, EURO 1, EURO 2 ed EURO 3.
Ecobonus | con rottamazione | |
0 – 20 g/km | 6.000 € | 10.000 € |
21 – 60 g/km | 3.500 € | 6.500 € |
61 – 135 g/km | 0 € | 3.500 € |
I fondi messi sul piatto per il primo Ecobonus ammontavano a quasi 400.000.000 €. Inutile dire che i fondi stanziati per le prime due categorie sono andati letteralmente a ruba, tanto che, prima di rimodulare le cifre dell’incentivo statale, il Governo ha provveduto a rimpinguare i fondi aggiungendo prima 65 milioni e poi ulteriori 100 milioni per le soglia fino a 60 g/km. Parte di questi fondi erano stati destinati dall’Unione Europea.
Tre fasce per tre tipologie di auto differenti
Salta subito all’occhio che la categoria in cui risiedono le auto elettriche sia la prima, ovvero quella che prevede emissioni comprese tra zero e 20 g/km. In assoluto è stata la fascia per cui gli incentivi sono letteralmente volati via.
Nessun’altra vettura termica è in grado di soddisfare i requisiti di emissioni al di sotto dei 20 g/km, ma le vetture ibride Plug-in, seguendo i dati di test delle emissioni, erano le uniche a potersi inserire nella seconda fascia corrispondente ad un minimo di 21 fino ad un massimo di 60 g/km.
All’interno della terza fascia invece è possibile trovare per la maggior parte le vetture Full Hybrid e qualche vettura non ibrida in grado di mantenere le sue emissioni al di sotto dei 135 g/km.
Controversie sulla scelta di concedere gli incentivi a vetture non prettamente elettriche e neppure ibride
Una delle prime cose che è stata notata è il fatto che si possa avere accesso all’Ecobonus anche acquistando un’automobile che a tutti gli effetti inquina, anche se in misura minore rispetto a quella che si va a rottamare. Questo porta ad un allungamento della procedura di trasformazione del mercato automobilistico italiano da inquinante a non inquinante.
Se si pensa che in media un italiano cambia automobile in media una volta ogni 7,5 anni, ma che molto spesso le autovetture più inquinanti fanno parte del ceto medio e basso, e che quindi vengono cambiate anche dopo 10 anni, non si fa altro che posticipare il passaggio ad una vettura veramente non inquinante tra altri 7 o 10 anni. Quindi a conti fatti sono state incentivate molte persone a posticipare un problema, ma non a risolverlo.
Senza contare che, altre persone tra cui il sottoscritto, non avrebbero mai voluto che un incentivo del genere avesse come risultato una popolazione che non si informava su cosa avrebbe acquistato grazie allo sconto statale e che, le case automobilistiche stesse venissero loro, incentivate a continuare gli investimenti per proseguire la produzione di automobili non sostenibili. Forse la mia è anche una visione errata di come si sarebbero dovuti proporre degli incentivi alla popolazione, ma io avrei preferito che fossero più ingenti, e dedicati esclusivamente all’acquisto di auto elettriche.
C’è da dire che infatti la seconda fascia ad esaurire i fondi è stata proprio quelle tra i 21 e i 60 g/km, composta al 99% dalla vendita di vetture ibride Plug-in. Queste vetture, a differenza di ciò che viene scritto sul libretto a seguito dei test delle emissioni, si sono rilevate decisamente più inquinanti di quanto pubblicizzato ed a volte anche più inquinanti di normali vetture con motore a combustione interna. Molti Stati, tra cui la Svizzera, le hanno prontamente escluse dagli incentivi statali.
Controversie sul prezzo massimo di accesso agli incentivi
A molti, il prezzo massimo di 61.000 € IVA inclusa è sembrato troppo alto. Tesla stessa aveva fatto in modo di poter inserire non solo Model 3 Standard Range+ ma anche il modello Long Range, aggiustandone il listino. Per questo motivo si è spesso parlato di una legge per favorire i ricchi a comprare un auto elettrica.
A parte il fatto che i ricchi veri probabilmente non giravano in Tesla, o almeno non con una Model 3, ma con una Model S o Model X con prezzi superiori ai 100.000 €uro, quindi il problema di fondo non si poneva. Anzi, forse il tetto era anche troppo basso. Ma il problema vero era un’altro…
Il listino delle auto elettriche si sta abbassando grazie all’aumento della produzione e il miglioramento progressivo dell’efficienza delle linee produttive, ma resta il problema vero è dato dal fatto che a tutt’oggi, esiste poca scelta nella gamma delle vetture low cost e che le poche disponibili hanno comunque prezzi molto alti. Per fare un esempio la Honda e, un’auto di segmento B ora non più in produzione aveva un listino di poco meno di 40.000 €uro, la FIAT 500e costava 25.000 € o 30.000 € in base al tipo di batteria, la Renault Zoe si avvicinava ai 35.000 €uro. Nel segmento C per intenderci quello della Nissan LEAF il listino partiva in base alla configurazione ed alla batteria istallata, dai 32.000 ai 37.000 €uro.
Escludendo la Dacia Spring, appartenente al segmento A proposta al costo di 22.000 €, il problema vero è, che chi aveva disponibilità di 10.000 € o 15.000 € come budget per l’acquisto di una vettura nuova, non avrebbe, in ogni caso, potuto passare all’elettrico perchè la spesa sarebbe stata comunque troppo alta.
Ora, nel 2023, non dico che avremmo dovuto copiare in tutto e per tutto gli incentivi Norvegesi, che hanno permesso nel giro di una decina d’anni di vendere praticamente solo auto elettriche, ma almeno di capire che era meglio favorire una sola alimentazione, quella elettrica, e con diverse fasce in base al costo della vettura ed al reddito.
E questo lo dico perchè andando avanti, gli Ecobonus sono peggiorati.
Ecobonus Fine 2021
A fine 2021, il Governo decidette di rimodulare gli incentivi che spettavano ai cittadini. Non cambiano di criteri e i requisiti.
Ecobonus | con rottamazione | |
0 – 20 g/km | 4.000 € | 6.000 € |
21 – 60 g/km | 1.500 € | 2.500 € |
61 – 135 g/km | 0 € | 0 € |
In quello che sembra un momento di lucida follia, vengono a sorpresa escluse dall’Ecobonus tutte le vetture appartenenti alla terza fascia fino a 135 g/km, ma vengono nettamente abbassati gli incentivi anche di 4.000 € nel caso di acquisto di un’auto elettrica con rottamazione della vecchia.
Nonostante ciò i fondi finirono comunque, ma a beneficiarne erano di più gli appartenenti alla seconda fascia fino a 60 g/km.
Al contempo viene instituita l’Ecotassa. Sulla scia, ma moooolto alla lontana, di ciò che succede in Norvegia, viene fatto sì che chi acquista automobili molto inquinanti debba corrispondere una ulteriore tassa durante l’acquisto. Già mi vedo chi compra una Ferrari a fare storie per 2.500 € in più…
Emissioni | |
191 – 210 g/km | 1.100 € |
211 – 240 g/km | 1.600 € |
241 – 290 g/km | 2.000 € |
291+ g/km | 2.500 € |
Ecobonus 2022
L’anno scorso abbiamo assistito ad uno dei periodi più bui per chi voleva acquistare un’auto elettrica sfruttando l’incentivo statale.
Per le categorie di veicolo M1 sono stati modificati requisiti di accesso. In particolare sono cambiati i prezzi massimi, IVA compresa, per poter rientrare nell’incentivo.
Ecobonus | con rottamazione | Prezzo max di acquisto | |
0 – 20 g/km | 3.500 € | 5.000 € | 42.700 € |
21 – 60 g/km | 2.000 € | 4.000 € | 54.900 € |
61 – 135 g/km | 0 € | 2.000 € | 42.700 € |
Il principio che sta dietro alla rimodulazione degli incentivi si ritrova nel fatto che quelli appena conclusi avevano esaurito i fondi molto velocemente.
Questa volta le tre fasce ottengono fondi separati e i primi andati esauriti sono stati quelli di seconda e terza fascia. Quelli più importanti, quelli fino a 20 g/km, invece sono rimasti a marcire. Questo, in parte, ha fatto perdere parte dei fondi stanziati, che erano provenienti dall’Unione Europea.
L’italiano non vuole più l’auto elettrica? Scoppiata la bolla?
No, molto semplicemente la continua rimodulazione verso il basso, complice l’abbassamento del tetto del prezzo massimo d’acqisto, non ha reso l’auto elettrica meno attraente. Ma semplicemente risultava impossibile farla rientrare nell’Ecobonus 2022.
Controversie riguardo ai tetti massimi
Fino all’anno precedente il tetto massimo per accedere all’incentivo era pari a 61.000 € IVA inclusa. L’Ecobonus messo a disposizione da fine 2022 ha abbassato questo tetto a 42.700 € per le elettriche e le più inquinanti del lotto, mentre la fascia intermedia, normalmente dominata dalle Plug-in Hybrid, ha visto il tetto abbassarsi a soli 54.900 €uro.
La motivazione ufficiale data dal MISE è a detta loro che, e qui si può notare il grado di conoscenza dei mezzi che stanno incentivando, i veicoli ibridi Plug-in essendo a metà tra un’auto tradizionale e una elettrica hanno due motori e quindi costano di più.
A parte il fatto che non è strano vedere veicoli elettrici con più di due motori, ciò che più sconcerta è che nessuno abbia detto ai consulenti del MISE che il componente più costoso è la batteria e che una grossa batteria di una BEV costa nettamente di più che un motore termico, un motore elettrico e una piccola batteria di una PHEV…
Qual’è la situazione dei fondi a settembre 2023?
Nel momento in cui viene scritto questo articolo la situazione dei fondi è quella che segue. Chi lo desidera può monitorarla a questo indirizzo.
È bene precisare che dei 630.000.000 € stanziati a partire dal 10 gennaio 2023, quelli rimasti nell’immagine qui in alto sono ben 352.792.037 €. Quindi in più di 9 mesi sono stati utilizzati solo il 44% dei fondi messi a disposizione. Se non è una debacle questa, cosa lo è?
Ecobonus 2024
Ora siamo quasi alla fine del 2023 ed il nuovo Governo Meloni sta pensando a come distruggere ciò che di buono rimaneva, a quanto pare.
Ecco quello che sembra essere il nuovo provvedimento che vedremo attivo dall’inizio del nuovo anno.
“La canzone Made in Italy di Rosa Chemical di San Remo 2023 deve aver fatto breccia nell’esecutivo a tal punto da studiare un Ecobonus 2024 che favorisca il mercato nostrano”.
La rimodulazione avverrà entro l'anno, proprio per sostenere la produzione italiana. È tra i temi dei tavoli in corso. La sfida che abbiamo davanti è riuscire a individuare una revisione degli incentivi che deve da una parte favorire il passaggio a veicoli più sostenibili ambientalmente e dall'altra incentivare la produzione nazionale. I conti degli incentivi, per il rinnovo del parco auto, fatti fino a ora ci dicono che l'80% è andato ad auto prodotte all'estero e importate in Italia. Dobbiamo agire, ne siamo consapevoli, lo stiamo facendo. Nel quadro dell'accordo del tavolo automotive è nostra intenzione aumentare gli incentivi per consentire a chi ne ha veramente bisogno, cioè i possessori di auto 0-1-2-3, di poter migliorare il parco circolante.Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy parlando a Il Giornale
Il neo Ministro Urso ha anche parlato di altre fonti di carburanti ed al temutissimo standard EURO 7:
Bisogna mantenere la possibilità, per un certo periodo, di produrre e vendere auto e-fuels, ma anche bio-fuels, e qui Eni sta facendo passi da gigante. E ciò in attesa che l'elettrico diventi più efficiente e accessibile. Abbiamo siglato con altri sette Paesi, tra cui la Francia, una lettera sull'Euro 7 che, come è stato concepito dalla Commissione, è irrealizzabile e non sarà mai realizzato, soprattutto dopo le dimissioni di Timmermans. La sua delega è stata assegnata ad altri commissari che credo abbiano una visione meno ideologica.Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy parlando a Il Giornale
Le ultime dichiarazioni invece sono rivolte a quelli che spesso mi piace chiamare amichevolmente invasori. I cinesi e le loro affascinanti e tecnologicamente avanzate auto elettriche.
Mi aspetto che arrivi, a breve, una misura commerciale a tutela delle imprese, del lavoro e degli standard ambientali verso chi non risponde alle stesse dinamiche e fa concorrenza sleale.Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy parlando a Il Giornale
Il vero problema del Made in Italy?
Ben venga favorire il nostro lavoro, il lavoro degli operai italiani che lavorano al prodotto italiano per il consumatore italiano ed europeo. Ma oggi dove vengono prodotte le tanto decantate vetture italiane?
La FIAT 500e viene prodotta in Italia, ma la famosissima icona italiana FIAT 500 viene prodotta in Polonia. La nuova Lancia Ypsilon elettrica e ibrida invece uscirà dagli stabilimenti Stellantis di Saragozza, Spagna, e sarà basata sulla stessa piattaforma delle sorelle Opel Corsa-e e Peugeot e-208. E la nuova FIAT 600e solo elettrica? Sempre in Polonia tranquilli, e viva il Made in Italy!
Dazi per le elettriche cinesi?
Tralasciando la questione sui carburanti sintetici o bio, ci sarebbe giusto un ultimo appunto da fare la questione delle auto elettriche di origine cinese.
A parte il fatto che, ad oggi, molte auto elettriche europee sono prodotte comunque in Cina, ma dove sarebbe il lato positivo nell’aumentare tramite dazi il prezzo delle nuove e competitivissime auto elettriche cinesi che si stanno affacciando ai nostri mercati?
Spesso sentiamo parlare del fatto che alcune nazioni, tra cui l’Italia, e alcune case automobilistiche europee vogliano introdurre questi dazi per favorire le auto elettriche comunitarie. Mentre onestamente l’unica cosa che ci vedo è un’ulteriore mazzata al mercato automobilistico. Visto che loro, i cinesi, hanno investito molto anni addietro in questo, e non è un caso se oggi vantano tecnologie migliori di quelle che attualmente la filiera produttiva europea può offrire con le sue auto elettriche.
Per concludere, continuare a diminuire gli incentivi alle elettriche, incentivare l’acquisto di auto che di italiano hanno solo la provenienza del marchio, e per ultimo sfavorire l’acquisto di quelle che probabilmente potrebbero diventare le auto elettriche più vantaggiose dopo le Tesla, non fa altro che disincentivarne l’acquisto, magari facendo propendere i più titubanti per l’acquisto di un’auto più inquinante. Il tutto, sperando di non alimentare una nuova guerra dei dazi. Alla fine con la Russia non ci è andata proprio tanto bene con il gas lo scorso inverno.
Cosa aspettarsi dai nuovi incentivi 2024?
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Bel racconto, in bocca al lupo con la tua nuova BMW
Ciao Francesco, qui trovi tutte le info e le condizioni. https://ecobonus.mise.gov.it/ecobonus/chi-ne-ha-diritto
“D’altro canto l’alloggio è posizionato nel prolungamento del parafango in plastica e non nella carrozzeria, pertanto non dovrebbe rappresentare un…
Ciao, volevo chiedere sè ad oggi Settembre 2023, c’è ancora la possibilità di avere un’ulteriore 50% sugli incentivi per chi…
Devono provarci e sbatterci la testa, quando si saranno rotti le corna impareranno …
Ciao, volevo chiedere sè ad oggi Settembre 2023, c’è ancora la possibilità di avere un’ulteriore 50% sugli incentivi per chi ha isee sotto i 30000. Grazie.