Continuiamo la rassegna dei titoli americani quotati e specializzati nella produzione di auto elettriche con Fisker, la casa automobilistica americana più piccola in termini di valore (2 miliardi di dollari in Borsa), nata nel 2016 e che prende il nome da Henrik Fisker, il famoso car-designer che ricordiamo ad esempio per la BMW Z8, Aston Martin DB9 e Aston Martin V8 Vantage. Fisker si differenzia da altri auto makers specializzati i BEV per un diverso modello di business.
Un solo modello in vendita, ad oggi
L’unico modello in commercio è l’Ocean Ones, un SUV che peraltro ha iniziato la produzione (in Austria a Gratz) da pochi mesi: a luglio sono stati prodotti i primi mille esemplari, con un obiettivo di arrivare ad almeno 20 mila veicoli entro la fine dell’anno (ben sotto le attese iniziali: solo a marzo si parlava di oltre 40 mila veicoli).
Le prime consegne son ostate fatte in particolare in Danimarca, Germania e negli USA. Il secondo modello, in arrivo nel 2025, sarà il PEAR, un piccolo SUV che verrà prodotto in Ohio, USA ad un prezzo annunciato particolarmente accattivante.
La società ha target molto ambiziosi, con ben 7 modelli in produzione e un milione di veicoli prodotti all’anno entro la fine del 2027. Ai due modelli già citati, la gamma si amplierà con una versione off-road di Ocean, l’Ocean Force E già nel 2024, poi la Ronin, una GT convertibile dal 2025, l’Alaska, un pickup sempre dal 2025, ed infine altri due modelli derivati dal PEAR, su cui mancano ulteriori dettagli. Come si evince dall’immagine che segue, in generale Fisker punta a vendere auto che hanno prezzi abbordabili ed inferiori a quelli dei pari modelli BEV.
I numeri del business di Fisker
Occorre fare una premessa sul modello di business i Fisker, che è “asset-light” sull’ispirazione di quanto ha fatto e fa Apple: la società si concentra sulle fasi di design, software, interfaccia utente, ed esperienza complessiva del cliente, mentre si affida a partners strategici per sviluppare piattaforme, powertrain, connettività e ADAS/AV. Tale modello di business richiede meno capitale in quanto non si investe massicciamente in asset fisici di produzione come fanno in generale tutte le altre case automobilistiche, compreso quelle specializzate in BEV. Dall’altro lato, tuttavia, questo modello è facilmente aggredibile dai concorrenti, che possono usare gli stessi fornitori (come Magna e Foxconn) e beneficiare di contratti migliori date le maggiori dimensioni in termini di volumi di produzione. Una forte dipendenza da alcuni fornitori chiave significa anche avere un potenziale rischio di pressione sui margini operativi che rimane fuori dal controllo del management.
Guardiamo ora ai numeri delle auto prodotte: 1.022 veicoli nel secondo trimestre del 2023, in pratica tutti nel mese di luglio, e tutti ovviamente del modello Ocean Ones. Ovviamente i ricavi del trimestre chiuso a giugno sono modesti (meno di un milione di dollari) e la perdita operativa è rilevante, pari a 88 milioni di dollari, di cui 45 milioni sono dovute alle spese di ricerca e sviluppo. La posizione finanziaria netta vede un debito netto (di circa 200 milion idi dollari) e non una cassa netta come per gli altri titoli del settore BEV: la società deve quindi cercare ulteriori finanziamenti per continuare a crescere. Ricordiamo che questa impresa è già “costata” 2,4 miliardi di dollari, ossia la cifra raccolta dal suo avvio.
I numeri in Borsa
Quotata dal 30 ottobre 2020, Fisker vale, nel momento in cui scriviamo, circa 6 dollari per azione, per una capitalizzazione di Borsa di 2 miliardi di dollari, il 26% in meno rispetto a un anno fa e il 40% in meno dal debutto in Borsa a 10 dollari. Il titolo non è decisamente amato dagli investitori, tanto che ben il 43% delle azioni in circolazione (il cosiddetto “flottante”) è oggetto di short (=vendita allo scoperto), ossia è stato venduto da chi specula su una ulteriore discesa del prezzo per poter poi ricomprare a livelli più bassi quindi chiudere l’operazione realizzando un guadagno. Considerata la liquidità del titolo, si può calcolare che ci svogliono ben 8 giorni di Borsa per ricoprire, ossia chiudere, tutti questi short.
Fisker è una “public company”, ossia non ha un azionista di maggioranza assoluta sopra il 50% del capitale o comunque che detiene la maggioranza dei diritti di voto. Il primo azionista è lo stesso fondatore Henrik Fisker con il 19% delle azioni, seguito dalla moglie nonché Chief Operating Officer and Chief Financial Officer del gruppo con un altro 19%, e quindi da numerosi fondi di investimento anglosassoni (Fifthdelta e Vanguard con il 5% ciascuno, Apollo e BalckRock con il 4% ciascuno, Moore Capital con 3% ed altri).
Cosa pensate del modello finanziario di Fisker? Fatecelo sapere nei commenti
Bel racconto, in bocca al lupo con la tua nuova BMW
Ciao Francesco, qui trovi tutte le info e le condizioni. https://ecobonus.mise.gov.it/ecobonus/chi-ne-ha-diritto
“D’altro canto l’alloggio è posizionato nel prolungamento del parafango in plastica e non nella carrozzeria, pertanto non dovrebbe rappresentare un…
Ciao, volevo chiedere sè ad oggi Settembre 2023, c’è ancora la possibilità di avere un’ulteriore 50% sugli incentivi per chi…
Devono provarci e sbatterci la testa, quando si saranno rotti le corna impareranno …