Polestar è il noto marchio premium di Volvo, che è stato riposizionato nel segmento delle auto elettriche di lusso nel 2017 dopo l’acquisito della casa svedese Volvo da parte del colosso cinese Zhejiang Geely Holding Group (meglio noto come Geely). Il Chairman del Board (ossia il presidente del Consiglio di Amministrazione), è Shu Fu Li, l’imprenditore dietro a Geely. Volvo Cars e Geely detengono, in totale, circa l’88% delle azioni Polestar.
Ampia gamma di modelli in arrivo
La gamma di Polestar è ben delineata e oltre al principale veicolo, la Polestar 2, è in arrivo la Polestar 4 (un crossover SUV o come la definisce la società, una “performance sport utility coupé”) con produzione attesa dal prossimo novembre e la Polestar 3 (“performance sport utility vehicle”) da inizio 2024 (questo grosso SUV elettrico ha subito dei ritardi a causa della piattaforma software). In seguito, arriveranno anche la Polestar 5 (“high performance 4-door grand tourer”) e la Polestar 6 (“high performance roadster”). Già nel 2019 era stata lanciata la prima vettura sul mercato, la Polestar 1, seguita dal modello ad oggi più venduto, la “performance fastback” Polestar 2, che di recente ha raggiunto le 150 mila unità prodotte in tre anni.
La Polestar 2 è stata migliorata nel software ed ora può raggiungere sino a 650 chilometri di autonomia con la possibilità di fare ricariche ancora più veloci (sino a 205 kWh). Da giugno dello scorso anno sono stati aperti 25 nuovi spazi Polestar, portando il totale a 150. Il primo Space di Polestar in Italia sarà inaugurato entro la fine del 2023, mentre è già possibile fare un test drive della Polestar 2 in Italia in due sedi, a Roma e vicino a Milano (Concorezzo, provincia di Monza Brianza).
I numeri del primo semestre
I risultati dei primi sei mesi dell’anno sono stati pubblicati solo poco tempo fa, a fine agosto, ed hanno deluso il mercato, con il titolo che è sceso di oltre il 10%. Il management ha confermato il target di produzione di 60-70 mila unità a fine 2023, dalle poco più di 51 mila del 2022. Una crescita non così esorbitante e inferiore alle attese di inizio anno (che era di produrre almeno 80 mila veicoli), causata dalla crescente competizione nel segmento SUV da parte sia di Tesla con la Model Y e il continuo taglio di listino, sia a causa dei produttori cinesi, che hanno ampliate l’offerta e seguito Tesla nei tagli di prezzo. Nei primi sei mesi del 2023, Polestar ha consegnato 27.841 auto a livello globale, in crescita del 31% su base annua, con un aumento dei volumi in mercati come Regno Unito, Canada e Australia e vendite incrementali nei suoi mercati più recenti, Italia e Spagna. Il gross margin è sceso dal 4% all’1% nei primi sei mesi del 2023 rispetto ad un anno fa, per i maggiori costi di produzione causati dall’inflazione e dalle interruzioni della catena di approvvigionamento. Queste pressioni inflative sono viste diminuire nel secondo semestre tanto che la società ha confermato il 4% di margine target per fine anno (era poco sopra il 5% nel 2022).
I numeri in Borsa: in cerca di nuovi fondi
Quotata poco più di un anno fa, a fine giugno 2022, il titolo è sempre sostanzialmente sceso dai massimi di 12-13 dollari del debutto a poco più di 2 dollari per azione nel momento in cui stiamo scrivendo (quindi -65% rispetto a un anno fa, mentre l’indice americano principale, lo S&P 500, è salito del 15%). La capitalizzazione di mercato è di circa 5 miliardi di dollari, mentre la posizione finanziaria netta a fine giugno era di circa 1,5 miliardi di debito. Ciò significa che Polestar deve raccogliere del nuovo capitale, che molto probabilmente sarà sotto forma di equity (ossia capitale azionario, mediante emissione di nuove azioni) oltre che di debito (nuove emissioni o debito obbligazionario o bancario). Durante il 2023, ad esempio, la società ha attinto a una nuova emissione di debito per 800 milioni di dollari ad un costo di ben il 7% di tasso di interesse. La via più probabile a nostro avviso è un aumento di capitale, che permetterebbe anche di aumentare il flottante (la parte di azioni liberamente scambiabile sul mercato dagli investitori, ora solo circa il 12% del totale delle azioni, che si contrappone a quella detenuta stabilmente dagli azionisti di controllo come Volvo Cars e Geely) e quindi la liquidità del titolo (ossia i volumi di scambi delle azioni sul mercato). Il 12% delle azioni in circolazione (il cosiddetto “flottante”) è tutto oggetto di short, ossia è stato venduto da chi specula su una ulteriore discesa del prezzo per poter poi ricomprare a livelli più bassi quindi chiudere l’operazione realizzando un guadagno.
Cosa ne pensate della situazione Polestar?
Mah, Toyota si sta prendendo il mercato, altro che. Non in Cina, forse, ma nel resto del mondo sì e…
Toyota è già partita e pure bene. Ha presentato modelli e idee interessanti, la sua FT-Se è in assoluto l’elettrica…
C’è una campagna d’odio contro Toyota. Non è Toyota a odiare le elettriche, è chi parla di elettrico che odia…
Toyota non è che sia contraria all’EV, Semplicemente ci vuole arrivare mantenendo i suoi standard di sicurezza, affidabilità e soddisfazione…
Ciao Marco, intanto grazie dello spunto di riflessione, in questo caso penso che la scelta di VW si sia basata…