Come sapete cari elettronauti, noi della redazione ci teniamo a tenervi informati non solo riguardo al mondo delle auto elettriche e della mobilità sostenibile, ma anche riguardo al mondo che ci circonda ed a come sta cambiando a causa dei cambiamenti climatici in atto. Per questo oggi abbiamo deciso di dedicare questo spazio per spiegarvi, in breve, cosa sta accadendo in Italia, e perché, più passa il tempo, più peggiora la situazione.
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Quali sono i segnali che ci indicano che le cose non stanno andando nel verso giusto?
A livello nazionale è il 68% degli ecosistemi ad essere a rischio, mentre il 35% è in pericolo critico.
I numeri di un problema più esteso
Questo sta succedendo perché secondo gli scienziati, il nostro impatto sulle altre specie ne ha aumentato il tasso di estinzione naturale di 100 o 1.000 volte. Per nostro ovviamente si intente il genere umano. Quella che stiamo vivendo è infatti la sesta estinzione di massa.
E come si suol dire, a volte non ci si rende conto di quello si ha finché non lo si perde. E prima di addentrarci sul suolo dello Stivale vorremmo spiegarvi in numeri cosa abbiamo perso in pochi decenni di attività umana.
- 87,5% è la percentuale della foresta atlantica non più esistente;
- 50% è la porzione di barriera corallina rimanente;
- 20% è la parte di foresta amazzonica andata distrutta.
L’Italia inoltre, a livello europeo, conta la metà delle specie vegetali ed un terzo di quelle animali. Quindi per chi pensava che siamo solo il patrimonio mondiale della cultura e dell’arte deve aggiungere anche il fatto che siamo un patrimonio naturale molto importante per il nostro continente.
I numeri italiani
Ma tornando a noi… Il WWF durante il Forum dei volontari tenutosi a Caserta dal 12 al 14 maggio ha presentato il report “Biodiversità Fragile, maneggiare con cura: Status, tendenze, minacce e soluzioni per un futuro nature-positive“.
All’interno del report è stato messo in evidenza lo stato complessivo della biodiversità italiana, le minacce che ci aspettano, ma anche le possibili soluzioni che abbiamo davanti a noi per tentare di risolvere questi problemi.
Qui potete vedere come i numeri del report sono devastanti. Il sottoscritto vive a Milano, e l’ecoregione padana è forse quella messa peggio dell’intera penisola a causa del forte inquinamento.
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Ma tanto meglio non va all’ecoregione Adriatica, con il 92% degli ecosistemi a rischio ed a quella tirrenica, con l’82%.
Via basti sapere che dei 43 habitat forestali italiani, 12 solo quelli “in pericolo” e 5 “criticamente minacciati”. E passando dalla terra ferma all’acqua non possiamo neanche dire di avere situazioni tanto migliori. Il 57% dei fiumi e l’80% dei laghi non se la passano proprio benissimo.
Guardando alla fauna, il 30% dei vertebrati e il 25% degli animali marini del Mediterraneo sono a rischio estinzione.
Chi minaccia l’ambiente e la biodiversità?
Sappiamo benissimo che le cause di questi cambiamenti sono imputabili all’operato umano e alla sua inesauribile richiesta di nuove risorse. Sappiamo anche che esistono dei modi per invertire il trend o per limitare i cambiamenti climatici in atto. Ma sappiamo altrettanto bene che spesso insorgono problemi e complessità nell’attuazione, oppure che gli investimenti per fare questi interventi sono limitati, oppure ancora, che ci sono entità con interessi politici o economici contrari.
Questi ultimi spesso minano non sono la natura e la tutela ambientale, ma anche le comunità più deboli che vengono sfruttate impedendo miglioramenti anche per le generazioni future.
Come si spiegano gli effetti della crisi idrica?
Il cambiamento climatico ovviamente fa parte dei fattori che portano alla perdita di biodiversità. Ma anche la perdita di biodiversità influenza il clima. Esattamente come un cane che si morde la coda. In particolare, c’è un impatto sull’azoto, il carbonio e il ciclo delle acque. I cambiamenti climatici invece influenzano il la biodiversità mediante temperature più elevate e minori piogge.
Ma il fatto che piova meno normalmente, non significa che non piova mai. Anzi, stiamo assistendo al problema opposto. Quando piove, piove troppo, e si verificano fin troppo spesso i fenomeni delle bombe d’acqua, ovvero piogge torrenziali che causano alluvioni e frane.
Purtroppo è notizia di pochi giorni fa quella delle forti alluvioni che hanno letteralmente messo sott’acqua una vasta parte dell’Emilia Romagna. Questa catastrofe si è verificata perché su tre quarti della regione è caduta in poche ore una quantità di pioggia che normalmente cade in 4 mesi. Il terreno già normalmente farebbe fatica ad accettare una simile quantità d’acqua, ma dopo un lungo periodo arido il terreno è come se diventasse impermeabile negli strati più secchi.
Tutta quest’acqua porta ad un innalzamento del livello del mare e arriva direttamente dai ghiacciai che continuano a perdere migliaia e migliaia di metri cubi di ghiaccio di anno in anno.
Bisogna inoltre sapere che non solo il terreno è reso meno impermeabile dalle siccità, ma che c’è anche meno terreno disponibile ad assorbire l’acqua piovana. Negli ultimi 15 anni sono stati cementificati 1.150 km quadrati di suolo, equivalenti all’area occupata dalla città di Roma, e siamo arrivati a 21.500 km quadrati totali cementificati. Il tutto mentre l’area mediterranea è quella che sta assistendo ad un aumento delle temperature del 20% maggiore rispetto alla media globale.
Nello specifico, la crisi idrica provoca l’estinzione già in atto di molti animali con la perdita di aree umide, l’incremento di patologie e di parassiti, meno disponibilità d’acqua e più incendi forestali. Per l’uomo invece aumenterà l’erosione del suolo e diminuirà la fertilità dei campi agricoli.
Guardando l’immagine qui in alto troviamo una bellissima infografica che spiega i meccanismi di causa-effetto che regolano le siccità, le crisi idriche e il pericolo alluvioni e inondazioni che stiamo assistendo sempre più frequentemente.
Non bisogna sottovalutare la problematica delle specie aliene
Per specie aliene non si intendono animali che vengono da un altro mondo tipo E.T., ma è il termine specifico con cui si identificano le specie non autoctone, e che quindi in un modo e nell’altro vengono immesse in un habitat che non è il loro.
In Italia negli ultimi 30 anni sono aumentate del 96%, e a livello globale sono la seconda minaccia alla biodiversità. Il 54% delle estinzioni degli animali conosciuti sono infatti imputabili a specie aliene che vanno a predare direttamente quelle autoctone, oppure in maniera indiretta cacciano le stesse prede od occupano gli stessi luoghi di riproduzione. Attualmente sono circa 3.000 le specie aliene nel nostro Paese.
I numeri della crisi idrica
Tutte queste problematiche insieme mettono a rischio i delicati equilibri naturali che garantiscono la vita sul nostro pianeta. Si stima che entro il 2030 la disponibilità media di acqua avrà un calo del 10%, mentre per il 2100 sarà del 40%, con picchi del 90% in aree tipo l’Italia meridionale.
Ok che tra 77 anni, probabilmente, molti di noi non saranno ancora vivi per vedere questa catastrofe annunciata, ma il 2030 è dietro l’angolo. Letteralmente. Quindi dovremo abituarci a vedere politiche atte al risparmio idrico, e soprattutto dovremo abituarci a consumare meno acqua o a depurarne di più.
Pensavate che eravamo messi meglio?
Ci penserò 😉
No Federico, mi spiace, quello di Toyota è un vizio occulto, così come il richiamo delle batterie di Hyundai Kona…
Ciao Marco ci fa piacere apprendere ulteriori dettagli il giorno dopo della pubblicazione dell’articolo. Se vuoi aiutarci a riportare notizie…
Ciao Marco, se VinFast fa pena per un problema del genere a Toyota cosa avrebbero dovuto fare per aver messo…
In verità queste sono norme applicate anche in Europa. La velocità massima è limitata tra i 20 e i 25…