Premessa. Sono ciclista e monopattinista. Ma come per ogni cosa, più o meno, il problema non è il mezzo, biciclette o monopattini che siano, ma la persona che lo guida. Fine premessa.
Variazione di percorso
Nei mesi di Luglio e Agosto ho dovuto variare il mio percorso abituale, come ampiamente spiegato in questo articolo. Passando quindi da fare 8 km al giorno a circa 20 km.
Degli originali 8 km tra andata e ritorno, 4 km sono di ciclabile (perfettamente male asfaltata), 2 km sono cittadini del mio paese e gli altri 2 km sono all’interno di Milano. I 20 km che ho dovuto fare giornalmente invece erano composti sempre da 4 km di ciclabile e 2 km nel mio paesino, ma con in più 14 km di circonvallazione cittadina. In particolare quella che porta da Milano Porta Vittoria a Milano Garibaldi, passando per la Stazione Centrale. Quindi in mezzo al traffico cittadino.
Fase 1: il menefreghismo
All’inizio quando vedi il ciclista o manopattinista di turno che al semaforo rosso non si ferma alla linea di stop lo ignori. Dici “vabbeh, fatti suoi” e finisce lì.
Poi inizi ad analizzare caso per caso. C’è quello che si ferma allo stop, guarda se passa qualcuno e poi tira dritto. C’è quello che passa matematicamente con il rosso allo scadere del giallo. Ma poi c’è anche chi è al telefono e non si accorge manco che è passato con il rosso…!
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Come sono visti i monopattini e biciclette
Poi pensi alla gente, che detesta i monopattini ed a quella che odia i ciclisti, ed è in quel momento, che capisci quanto, in parte, abbiano ragione.
Me lo diceva sempre la vicina di casa tassista:
“Ma vai anche te a Milano in monopattino? È pericoloso! E poi siete sempre in mezzo alle balle…“
In pratica le persone che guidano biciclette e monopattini sono visti alla stessa maniera:
- Occupano una superficie che non è la loro. Dovrebbero essere relegati nelle piste ciclabili o al massimo, sugli scaffali dei negozi.
- Sono sempre in fila per due o tre e mai in fila indiana.
- Sorpassano da sinistra e da destra ai semafori. Ma questo non ditelo ai motociclisti, se no se la prendono.
- Vanno in giro contromano. Tanto sono stretti, soprattutto i rider dei delivery.
- E poi ovviamente non si fermano ai semafori.
Senza parlare dei parcheggi selvaggi di biciclette e monopattini in sharing. Sono ovunque. Strade. Marciapiedi. Aiuole. Davanti ai portoni. In mezzo alle rotonde. Nei fossi.
Fase 2: l’odio
Poi, anche dentro di te, nasce un odio innato per il ciclista od il monopattinista, che ti passa a fianco sprezzante del pericolo. E sembra strano, soprattutto quando sei su una bici o un monopattino. Ma è così!
Questo mio odio è nato negli ultimi mesi. Infatti prima non l’ho mai vissuto così vivamente. Forse perché non mi sono mai sentito preso in causa.
Ora invece è diverso. Nonostante sia tecnicamente uno di loro, so di non farne parte.
Come in tutte le situazioni, in cui si prende una categoria ad esempio di una maleducazione, ci si arrabbia con chi non rispetta le regole.
Una questione di regole… e buon senso
Ebbene sì, perché alla fine il problema, come per molti altri casi, è l’osservanza di leggi e regolamenti.
Come quando si dice che l’automobilista è maleducato perché parcheggia fuori dalle strisce o, peggio ancora, in quei bei parcheggi liberi con a fianco le colonnine elettriche che servono ad “abbellire la strada”.
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Il problema è risaputo, è l’automobilista e non l’auto. Eppure per certe categorie sembra che il problema sia il mezzo e non chi lo guida.
Riflettendo, a volte si potrebbe anche chiudere un occhio su leggi e regolamenti, ma avere il buon senso di capire che, se nessuno si fermasse all’incrocio, automobilista, scooterista, motociclista, ciclista o monopattinista che sia, ci sarebbero incidenti e morti in ogni città ogni giorno.
Fase 3: per la propria strada
Per questo motivo ho deciso di non tener conto della possibilità di arrivare a casa 5/10 minuti prima, non fermandomi ad uno stop o guidando in maniera azzardata. La strada è di tutti. Non è né solo mia né solo tua.
Ovviamente, se non si era capito, il titolo è volutamente provocatorio.
Ciao, concordo pienamente con quanto espresso. Sulla strada è il comportamento delle persone che è importante e non il mezzo. Auto, moto, scooter, monopattini, biciclette e quant’altro sono egualmente pericolose se utilizzate in modo da creare situazioni di pericolo. Ho iniziato a girare a Milano in monopattino nel 2018 quando ancora non esistevano regole specifiche se non quella che mi impediva di utilizzarlo in strada e a me pareva pericoloso utilizzarlo sui marciapiede rischiando di collidere con persone che distrattamente uscivano dai portoni senza guardare. Oggi a Milano però ci sono le ciclabili che dovrebbero regolare la circolazione di biciclette e monopattini…….se non fossero utilizzate da scooter, moto e in molti casi anche automobili quando sono disegnate sulla carreggiata e non separate da barriere architettoniche. Le normative dovrebbero essere incentrate sulle persone non sui mezzi di trasporto che conducono e di conseguenza anche i controlli non dovrebbero essere divisi in categorie di utenza o in mode del momento, oggi sono i monopattini lo scandalo, domani…….