Uomo vs Macchina è un concetto relativamente recente nella nostra società, dove è (molto) probabile che quest’ultima andrà a soppiantare molte attività umane, ritenute inutili, costose o pericolose. Già oggi lo vediamo applicato con le banali casse automatiche del supermercato o del casello autostradale, ma esistono prototipi più o meno operanti di modelli decisamente più complessi, come questo di Boston Dynamics.
Ma facciamo prima un passo indietro inerente al nostro argomento: Uomo vs Macchina
A volte, il motivo per cui molte, moltissime persone sulla strada non cerchino di sopravvivere, mi è alquanto ignoto.
O meglio: l’istinto naturale di ogni essere vivente sul pianeta dovrebbe essere quello di cercare di preservare la propria esistenza al meglio delle proprie possibilità.
Ecco, alla guida di un’autovettura questo istinto da parte dell’uomo sembra mancare.
Guidare, non è solamente il semplice spostarsi da un punto A ad un punto B e nel farlo, affidarsi al caso. Ma è il saper controllare una moltitudine di variabili e di situazioni: Perché le azioni che si compiono durante la guida sono tutt’altro che naturali e serve capacità, concentrazione costante, abili rilessi e buon senso.
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Guidare può essere un piacere oltre che un’esigenza, ma non diventa tale se si inizia a fare tutto l’opposto che guidare.
Vedo troppo spesso comportamenti che ritengo fuori dalla logica della sicurezza stradale, propria prima e altrui poi.
L’utilizzo molto frequente del telefonino (pericolosissimo), circolazione in contromano, velocità sempre troppo elevata, passaggi con il semaforo rosso e distrazione in generale.
Insomma devono capire, tutti quanti, che in strada si muore, e più spesso di quanto si creda.
Non serve pensare che “tanto a me non succede” perché non necessariamente è così, e non devo certo essere io a dirvelo.
Quando le colpe ricadono sui mezzi…
Ricordo la recente polemica riguardo il diffondersi dei monopattini sulle strade, presi di mira con rabbia come se il monopattino potesse decidere di percorrere strade non idonee, portare due persone, andare contromano ecc.
Signori, non è il monopattino il colpevole, ma la persona che lo guida. Così come chi guida un’autovettura elettrica o no, una bicicletta, un autocarro ecc.
Se chi guida, guida male, non c’è veicolo che tenga.
Non è il veicolo il colpevole, ma sempre e solo chi lo guida. Il veicolo da solo non decide proprio niente.
Perciò per quale dannato motivo, ad esempio: un ciclista deve stare fuori dalla pista ciclabile che è alla sua immediata destra? Non la vede? Ha un senso di ribellione per cui fa figo stare in mezzo alla carreggiata rischiando di essere stirato o il dover rendere difficoltosa la circolazione perché il sorpasso risulta problematico?
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Facciamoci tutti quanti un favore, non accampiamo scuse ed impariamo a guidare correttamente. Le regole ci sono, il buon senso (con un minimo di sforzo) anche. La tecnica fa la sua parte certo, ma non è fondamentale se si deve circolare in modo prudente e semplice, soprattutto in ambito urbano. La differenza la fa la mentalità.
Gli esempi che diamo, durante tutta la nostra vita, soprattutto ai nostri figli, hanno un’importanza fondamentale. Se mentre guidiamo usiamo il telefono, se non indossiamo la cintura di sicurezza, siamo costantemente intolleranti verso gli altri ecc agli occhi dei più piccoli, questi gesti sembrano del tutto normali. Ma normali non lo sono per niente; sono profondamente sbagliati, perché mettono tutti in pericolo.
Capita, in alcune situazioni, di sviluppare paure non fondate su molte altre cose. Per quanto riguarda la strada invece c’è troppa superficialità e noncuranza, ed è qui, quando abbassiamo la guardia, che accade l’errore, con conseguenze spesso irreparabili.
Un veicolo è un oggetto molto pesante che spinto ad una qualsivoglia velocità, acquisisce una potenza considerevole e senza l’adeguato controllo crea enormi danni.
La patente inoltre – e ora diremo una cosa impopolare – non dovrebbe essere per tutti, e se anche lo fosse, servirebbe una seria e lunga preparazione. Un po’ come avviene per una licenza di pilota d’aereo.
E’ davvero così esagerato?
Pensate invece se chi guida l’autobus in cui viaggia vostro figlio per una gita con la scuola avesse preso la patente così, per un colpo di fortuna (come spesso avviene) e dietro una relativamente scarsa preparazione. O peggio comprata. Affidereste vostro figlio a “professionisti” del genere? L’aereo è un mezzo decisamente più complesso di un’autovettura (ovviamente) ma la preparazione a condurre veicoli e a salvaguardare le vite che si trasportano (inclusa la propria) dovrebbe essere allo stesso alto livello.
I morti sulle strade non convengono a nessuno: a chi li piange e a chi paga come lo Stato per tutta la rete di soccorso, cure ecc.
Ah perché non ci sono mica solo le morti come tipologia di danno da incidente. Questa è solo la più grave.
Se prendiamo ad esempio in esame i dati relativi agli incidenti stradali in Italia datati 2019 (pre-pandemia così da avere un dato non alterato) vediamo che:
– Morti = 3.173
– Feriti = 241.384
– Incidenti = 172.183
Come si può vedere, non sono numeri né bassi né piacevoli (vent’anni fa erano quasi il doppio) e invece potrebbero essere vicini allo zero.
Il traffico poi è aumentato notevolmente rispetto ad inizio 2000 ma fortunatamente si sono potuti ridurre numeri così alti, grazie alla crescente sicurezza dei veicoli che guidiamo.
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Utopico pensare che gli incidenti si possano azzerare quasi del tutto?
Assolutamente no, ma finché alla guida ci saranno esseri umani, i numeri saranno giocoforza eccessivamente alti e le vite di tutti, saranno inutilmente a rischio.
L’essere umano è grandioso nel creare arte, capolavori, strutture meravigliose ed invenzioni geniali, ma non dategli in mano una macchina perché farà un bel po’ di danni.
Molti degli incidenti che avvengono ogni giorno sulle strade Italiane, sono dovuti a valutazioni errate e manovre fatte nel momento sbagliato. Sorpassare senza conoscere lo spazio a disposizione, avere sufficiente visibilità per farlo, sovrastimare le proprie capacità o quella del proprio veicolo, portano inesorabilmente a causare degli incidenti. Il fatto è che non siamo soli sulla strada, ma rischiamo di coinvolgere persone innocenti.
Mi batto ogni giorno nel mio settore, per trasmettere i migliori insegnamenti possibili, con le migliori tecniche, con una formazione costante e con il giusto modo di pensare quando si è alla guida di un veicolo. L’obiettivo infatti, non è acquisire necessariamente una capacità da top driver (sempre rispettando le regole) ma spostarsi per varie necessità, portando però a casa la pelle e non regalando la propria vita alle statistiche di cui sopra.
Le situazioni appena descritte non devono portare ad una eccessiva paura di guidare, ma servono esclusivamente a capirne i rischi ed averli ben saldi nella mente quando siamo alla guida. Si può fare tutto, ma sempre con la testa, perché sulla strada non occorre sfidare la sorte; ne usciremmo perdenti.
E cosa c’entrano le macchine (robot) in tutto questo?
Prima o poi prenderanno possesso anche della nostra guida e delle nostre auto, che nostre in realtà non saranno più. Non per sottrarcele ma per fare in modo che certi danni non avvengano più o siano assimilabili allo zero.
Esempi di guida autonoma avanzata ci sono ormai da diversi anni e divengono via via sempre più performanti, riducendo sensibilmente il margine d’errore.
Grazie ai dati raccolti giornalmente dai veicoli circolanti, i super computer elaborano “tecniche di guida” sempre più complesse e restituiscono situazioni di controllo, di una realtà complessa come la guida e il traffico, sempre più sicure.
E’ indubbio che una macchina, intesa come computer, sia capace di elaborare quasi un’infinità di operazioni simultanee che invece l’essere umano non è in grado di gestire. Nonostante quest’ultimo disponga di una struttura tra le più complesse ed affascinanti dell’universo: il cervello. Ma come recitava una nota frase di un film “L’essere umano usa solo il 10% del proprio cervello“. Effettivamente, se lo usiamo, di certo lo usiamo spesso male.
Da qui l’idea che per rendere la circolazione stradale davvero sicura, l’unica soluzione sia affidare la guida ad un computer.
E non deve spaventare questa idea, perché l’auto così creata è stata programmata con questo specifico scopo, punto e basta. Senza distrazioni o alterazioni.
La macchina può certamente guastarsi o non funzionare, ma davvero pensate che l’essere umano non faccia di peggio? Statisticamente non c’è alcun paragone.
L’amico seduto a fianco a voi che guida guardando il telefonino dovrebbe spaventarvi. Oppure quello che corre veloce oltremodo, dovrebbe spaventarvi. Oppure ancora quello che ha bevuto molti super alcolici solo per fare il campione della serata, dovrebbe spaventarvi.
Quindi perché eventualmente temere una macchina che invece tutte queste distrazioni e questi vizi non li ha?
Se io “insegno” all’auto che al semaforo rosso o allo stop si deve fermare, lei si ferma. Senza contestare o mettere in dubbio l’ordine impartito in programmazione.
L’essere umano farebbe lo stesso?
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Pensate adesso ad un futuro, in realtà molto vicino, dove le auto saranno dei semplici mezzi di trasporto urbano od extraurbano. Pagheremo un abbonamento per fare in modo che nel momento in cui io voglia spostarmi, tramite l’app chiamo un’auto a guida autonoma, digito o dico dove voglio andare e lei semplicemente mi ci porterà, in totale sicurezza perché programmata per farlo, in un traffico regolare perché programmato per farlo.
Pensate invece ad un banale incidente creato dall’uomo, come ad esempio un tamponamento, che crea code infinite, attese snervanti, intolleranza e fretta di dover andare a tutti i costi perché siamo in ritardo per qualcosa. E come, a volte, decisioni scellerate alla guida (chi ha causato l’incidente) abbiano davvero ripercussioni su centinaia o migliaia di vite (quelli in coda in attesa o quelli coinvolti nell’incidente) in quel preciso momento.
Se avete ben presente quello di cui vi ho parlato, non dovreste temere così tanto il futuro, ma affidarvi a chi o cosa può proteggere la vostra vita e quella delle persone a voi care.